Ho sempre pensato che il mio sguardo sulle cose fosse differente, e non lo pensavo nell’accezione positiva che può avere questo concetto.
Mi sono sempre sentita diversa, per tante cose e su tanti aspetti.
Ho sempre osservato molto negli altri la postura della seduta, la camminata, il gesticolio delle mani, dicono di me che osservo troppo a volte, che dovrei prenderla più alla leggera.
Mi dicono.
Ma come si fa quando sei come me?
Ecco le mani delle persone ad esempio, passerei ore ed ore ad osservarle.
Le mani delle persone le capisco meglio degli occhi perché proprio loro, più di tutte, mi hanno sempre raccontato molto più delle parole.
È come una cosa viscerale, che fa parte di me e che in un qualche modo non governo e non capisco.
Ho sempre sentito le emozioni degli altri così forti da far vacillare anche me, e sebbene stare in compagnia mi piaccia molto, al contempo mi prosciuga di tutte le energie.
E divento liquida, mi nascondo sotto al mio mantello dell’invisibilità ed esco di scena senza fare rumore, ma dove posso vedere tutto e farmi la mia idea senza necessariamente doverla condividere.
Eravamo in giardino, a casa dei nonni, i bambini giocavano ed io e mia mamma chiacchieravamo di tutto un pò fino a quando, dalla porta di casa, è uscita mia sorella.
Era chiusa in casa da ore, sommersa nelle sue letture e nel suo silenzio dal quale si allontana faticosamente.
“sto capendo alcune cose di me finalmente” ha sentenziato, come se fosse d’obbligo che tutti capissimo a cosa si stesse riferendo.
“l’ho letto nel libro e finalmente ho capito! Io sono proprio così e forse non sono io ad essere sbagliata” ha ribadito sventolando il manuale nella mano, con uno sguardo fiero.
“forse devo leggerlo anche io, anzi, appena lo finisci, prestamelo!” le ho prontamente risposto.
Ma lei il libro se l’è gustato con calma, dunque io me lo sono comprata.
E adesso lo sta leggendo anche mia mamma.
E nel frattempo ho capito una cosa: non siamo sbagliati, siamo semplicemente una famiglia di “emisferi destri”.
Federica Bosco
Milanese di nascita [25 settembre del 1971] e Fiorentina di adozione,
dopo aver conseguito la maturità linguistica, si iscrive alla facoltà di giurisprudenza.
Nel 2005 pubblica il suo primo libro Mi piaci da morire
che viene pubblicato da Newton Compton Editori arrivando,
nel giro di due anni, a diciotto ristampe.
Nel 2012 esce per Mondadori Pazze di me,
il suo primo libro in cui il protagonista è un maschio.
Il 24 gennaio 2013 esce nelle sale il film omonimo tratto dal libro,
per la regia di Fausto Brizzi, di cui la Bosco è co-sceneggiatrice insieme a Marco Martani.
Prima di cominciare
un piccolo test…
Sei ipersensibile?
Scoprilo cliccando sul link qua sotto
http://www.personealtamentesensibili.it/sei-ipersensibile/
Secondo le ricerche di Elaine Aron (psicoterapeuta) ed il marito Arthur Aron (neurologo) le Highly Sensitive People si contraddistinguono per caratteristiche riassumibili nell’acronimo D.O.E.S:
• Depth of processing (processiamo più profondamente le informazioni)
• Overarousability (siamo più facilmente soggetti a sovrastimolazione e sovraccarico)
• Emotional responsiveness/empathy (entriamo in connessione emotiva più facilmente)
• Sensitive to subtle stimuli (percepiamo dettagli sottili dell’ambiente e delle relazioni sociali che altri non percepiscono)
per informazioni su eventi, seminari, corsi, o per altre richieste potete scrivere all’indirizzo mail:
info@personealtamentesensibili.it
“vivevo nella paura di non capire e nella vergogna di essere scoperta”
Quanta è vera questa frase, mi ha risuonato in testa, martellante per tutta la lettura.
Un testo profondamente riflessivo, autobiografico e realistico che ritrae in maniera disarmante la realtà quotidiana delle persone considerate troppo sensibili.
Un viaggio introspettivo dentro alle dinamiche, alle sofferenze, ai dolori ma anche alle sensazioni, alle emozioni profonde, ai sensi fortemente amplificati di identità che ancora oggi vengono categorizzate e schiavizzate nella loro dimensione che lascia spazio a ben pochi fraintendimenti: persone deboli.
Sicuramente accanto a voi avete almeno una persona che potreste identificare in questo racconto, o forse, voi stessi siete quella persona.
Quel genere di persone che si accorgono del resto delle cose, che si sentono nude e che come dico sempre anche io, seppur senza pelle sentono tutto in maniera differente.
Il lettore che si immerge in queste pagine è portato a riflettere su se stesso e sulla realtà che lo circonda, a rimettere in discussione le proprie certezze e magari ad invertire anche la propria immagine di sè o di chi ha attorno: di alcune scelte, di alcune frasi, di alcune non scelte ed alcuni non detti.
Per il pubblico invece più sensibile e ricettivo, è come se i propri pensieri, il proprio essere avesse preso polso e si fosse trascritto esattamente nero su bianco per come appare ai propri occhi, ai propri sensi, alla propria pelle.
“è come se ci avessero dato le istruzioni per “l’uso della vita” scritte in cinese” dichiara l’autrice in una riflessione.
E’ vero, ma lei le ha sapientemente tradotte in un linguaggio comprensibile.