un piede dietro l’altro

Foglia dopo foglia, un paio di forbici vecchiotte da giardinaggio con il manico di un arancione un pò sbiadito ed una raccolta paziente a volta graziata dal sole, altre con gli scarponcini impantanati e le mani fredde.

E poi un tavolo troppo piccolo per contenere una lunga metratura di tessuto che aspetta solo di diventare.

È così che inizia questo viaggio: con un metro da sarta che ha visto decenni di tessuti abbozzare una metamorfosi, dono di una nonna che continuava a conservarlo in una scatola di latta che profuma di biscotti al burro solo a vederla.

Sul tessuto sono state disposte una alla volta foglie, steli spontanei e gli ultimi fiori della stagione nella continua e personale ricerca di tridimensionalità e di realismo.

Che vuole essere quello dei sottoboschi Appennini e delle foreste decidue sulle nostre colline: visti dall’alto, come fossimo in volo.

Ma anche dei sentieri più battuti, dei margini delle strade che percorriamo ogni giorno e che ci scorrono davanti ma sulle quali non fermiamo mai davvero il nostro occhio: visti da dentro,, come se li stessimo attrarresando.

L’album della storia de LE COCCOLINE ha il colore di un gesso da sarta celeste ed un pò sbeccato, il suono ritmico di forbici tanto grandi da faticare a stare in una mano ed il profumo delle foglie e dei fiori che hanno reso possibile quello che rimane ancora, anche per chi come noi lo ha vissuto ogni giorno di questi ultimi mesi, il più grande mistero alchilico di cui la Natura sa farci dono.

Il suo ultimo abbraccio prima del sonno invernale.

https://www.instagram.com/reel/ClJOg4oDyzw/?igshid=YmMyMTA2M2Y=

parte tre

la prima volta che ho provato a stampare ho raccolto una quantità incredibile di foglie e fiorì tanta era la smania di provare, di vedere cosa sarebbe successo dentro a quel pentolone

non mi curavo molto della parte più artistica della composizione: per lo più sperimentavo in termini di “questo si” o “questo no”

di base mi ritrovavo alla fine del tutto ad avere un eccesso di materiale che rischiava di andare sprecato e così ho fatto in modo che tutto ciò che avevo (con poca attenzione) colto in più non andasse perso inutilmente

ho iniziato a pressare: per conservare, per riutilizzare e per imparare

a cogliere con più attenzione solo ciò di cui ho realmente bisogno, poco alla volta e con una maggiore riflessione in termini di spreco

e di composizione sulla tela

perché adesso che sto affinando meglio il mio personale tocco, il mio timbro artistico, raccolgo in modo molto diverso: più attento e consapevole

e questo mi fa sentire meglio, meno colpevole, più sincera e mi auguro che questo si rifletta anche in ogni bundle che srotolo e che qualcuno sceglierà

🍃 cotinus coggygria

parte due

quando ho intrapreso il mio percorso di studio dell’ecoprint ciò che più ambivo era arrivare alla stampa perfetta

mi guardavo molto attorno e mi ero focalizzata su alcuni risultati ottenuti dai migliori del campo e di quelle immagini avevo fatto il mio principale obiettivo

ho iniziato a provare sulle mie prime tele di cotone e su un lino grezzo sempre con l’aspettativa di arrivare velocemente al risultato sperato

la complessità in questa tecnica di lavorazione sta nella sua grande instabilità: ci si può aspettare, con l’esperienza, un certo tipo di “risposta pianta-tessuto” ma il vero risultato lo si scopre solo alla fine

e così per ogni tela che mi rendeva soddisfatta di ciò che avevo ottenuto ce n’erano almeno altre tre che proprio avrei voluto non aver mai prodotto: sbavate, indefinite, davvero poco presentabili

non le avevo buttate anche se avrei potuto farlo, le tenevo lì con tutte le altre, quelle belle, tutte ripiegate insieme in bella vista

e quando ho compreso che il mio errore era l’aver cercato di saltare tutti i passaggi che solo con l’esperienza mi avrebbero portato a poter realizzare la stampa perfetta, ho deciso di riprendere in mano tutto e ripartire

la stampa perfetta non l’ho ancora ottenuta, anche se ci sono pezzi dei quali vado enormemente fiera, ma posso dire di aver imparato a riconoscere gli errori che continuo a commettere tanto che a volte mi sembra quasi di saper più cose su quelli che sul resto

sono ancora in cammino ma stavolta sento di essere sul sentiero giusto

[1] una parte del mio archivio personale
[2] acero saccarino sbavato su lino per coperta troppo umida
[3] pruno dal lato del sole su seta
[4] sfondo troppo scuro per coperta ferrosa troppo carica