un piede dietro l’altro

Foglia dopo foglia, un paio di forbici vecchiotte da giardinaggio con il manico di un arancione un pò sbiadito ed una raccolta paziente a volta graziata dal sole, altre con gli scarponcini impantanati e le mani fredde.

E poi un tavolo troppo piccolo per contenere una lunga metratura di tessuto che aspetta solo di diventare.

È così che inizia questo viaggio: con un metro da sarta che ha visto decenni di tessuti abbozzare una metamorfosi, dono di una nonna che continuava a conservarlo in una scatola di latta che profuma di biscotti al burro solo a vederla.

Sul tessuto sono state disposte una alla volta foglie, steli spontanei e gli ultimi fiori della stagione nella continua e personale ricerca di tridimensionalità e di realismo.

Che vuole essere quello dei sottoboschi Appennini e delle foreste decidue sulle nostre colline: visti dall’alto, come fossimo in volo.

Ma anche dei sentieri più battuti, dei margini delle strade che percorriamo ogni giorno e che ci scorrono davanti ma sulle quali non fermiamo mai davvero il nostro occhio: visti da dentro,, come se li stessimo attrarresando.

L’album della storia de LE COCCOLINE ha il colore di un gesso da sarta celeste ed un pò sbeccato, il suono ritmico di forbici tanto grandi da faticare a stare in una mano ed il profumo delle foglie e dei fiori che hanno reso possibile quello che rimane ancora, anche per chi come noi lo ha vissuto ogni giorno di questi ultimi mesi, il più grande mistero alchilico di cui la Natura sa farci dono.

Il suo ultimo abbraccio prima del sonno invernale.

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