Birthing Mandala

Mandala (sanscrito maṇḍala (मण्डल), letteralmente: «essenza» (maṇḍa) + «possedere» o «contenere» (la); tradotto anche come «cerchio-circonferenza» o «ciclo», entrambi i significati derivanti dal termine tibetano dkyil khor) è un termine simbolico associato alla cultura veda e in particolar modo alla raccolta di inni o libri chiamata Rig Veda.

la parola è utilizzata, anche, per indicare un diagramma circolare costituito, di base, dall’associazione di diverse figure geometriche, le più usate delle quali sono il punto, il triangolo, il cerchio e il quadrato.

il disegno riveste un significato spirituale e rituale sia nel Buddhismo sia nell’Hinduismo.

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il mandala rappresenta, secondo i buddhisti, il processo mediante il quale il cosmo si è formato dal suo centro; attraverso un articolato simbolismo consente una sorta di viaggio iniziatico che permette di crescere interiormente.

i buddhisti riconoscono, però, che i veri mandala possono essere solamente mentali, le immagini fisiche servono per costruire il vero mandala che si forma nella mente della gente e vengono consacrate solo per il periodo durante il quale è utilizzato per il servizio religioso.

al termine del lavoro, dopo un certo periodo di tempo, il mandala viene semplicemente “distrutto”, spazzando via la sabbia di cui è composto.

questo gesto vuole ricordare la caducità delle cose e la rinascita, essendo la forza distruttrice, anche una forza che dà la vita.

il termine mandala (lett. cerchio) si ritrova in varie culture, tra cui quella buddhismo o buddhista, mentre il corrispettivo induista è lo yantra (lett. “strumento”).

lo yantra è simile al mandala, tuttavia le due tecniche si differenziano per la complessità: lo yantra è molto più schematico, limitandosi a usare figure geometriche e lettere in sanscrito, mentre nel mandala sono rappresentati anche – in maniera talvolta particolareggiata – luoghi, figure e oggetti.

(fonte da Wikipedia, enciclopedia libera)

Melissa è una giovane mamma che si è avvicinata al mondo del portare con l’arrivo del suo cucciolo Leonardo.

da allora, come lei stessa scrive in alcune occasioni, ha iniziato a professare il verbo.

io stessa ho avuto l’onore ed il piacere di ricevere importantissime dritte e suggerimenti che ci hanno portato alla scelta della nostra seconda fascia: una “Didymos fiore della vita Hametist”.

Melissa è una mamma energica, con lunghi capelli biondi ed occhi colore del mare, come “l’elemento” di Leonardo.

Melissa la conosco perchè siamo colleghe e la seguo sui social da quando era in attesa del suo raggio di sole.

un bambino con profondi occhi neri ed un grandissimo dono: la sua famiglia.

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da alcuni mesi Melissa ha una pagina facebook dove racconta di questo progetto di ri-nascita attraverso l’arte e le sue bellissime composizioni su tela.

dalla collaborazione con Dolce Contatto nasce questa nuova fascia, disegnata da Melissa e disponibile in diverse misure, double face, in corallo ed acquamarina, due colori magnifici.

 

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il significato?

scopritelo!

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vi lascio qua sotto i link utili per scoprire il mondo di Melissa e questo suo grandissimo progetto:

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Our terrace: evolution[2]

eccomi qua a raccontarvi l’evoluzione del nostro terrazzo.
chi mi segue da tempo sa quanto lo spazio dei bambini sia importante per noi e quanto facile sia che quest’ultimo evolva e cambi identità.
una scelta impegnativa, quella di assecondare Nicolò ed Alessandro (e trasformare tutto ogni volta), ma che amiamo proprio perchè crediamo sia importante offrire dei contesti nei quali i bambini possano ritrovare non solo le passioni del momento e le ricerche che stanno affinando, ma luoghi che possano suggerire nuove domande e diventare nuove opportunità.
dentro a questa sensibilità mi prendo il merito di aver affinato, negli anni di lavoro, una capacità di ascolto anche del “non detto” che ho poi regalato a Nabile coinvolgendolo in questo mio sguardo.
a che pro affaccendarsi tanto, continuamente?
non sarebbe più comodo lasciare ai bambini il loro spazio (magari limitando il disordine ad una sola stanza) e lasciando che siano loro ad organizzare i loro giochi?
sono punti di vista.
personalmente abbiamo intrapreso questa “missione”, perchè per qualcuno potrebbe sembrare tale, da subito e siamo contenti della nostra scelta.
a che pro? beh in realtà la fatica è minima (a livello fisico si intende) in quanto in verità lo spazio, sebbene esteso a diverse zone della casa, non è mai caotico.
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di questo molto del merito va a Nicolò, che oltre ad essere un bambino molto curioso, ha anche una grande attenzione e cura delle sue cose ed un grande senso di responsabilità verso i suoi giochi e verso o spazio.
l’altra parte della fatica, se vogliamo chiamarla fatica, è osservare i giochi ed il modo di giocare.
osservare silenziosamente e cogliere ciò che sta accadendo rilanciandolo al bambino.
una missione alla portata di tutti, basta prenderci la mano.
il terrazzo, con l’arrivo della stagione estiva e delle giornate calde, diventa un prolungamento del nostro living e viene vissuto per la maggiora parte del giorno da tutti noi.
Nicolò da qualche giorno mi chiedeva in prestito padelle, pentole ed ogni utensile possibile per cucinare sul divano di casa.
ecco allora che abbiamo pensato di “eliminare” lo spazio della costruttività che avevamo allestito in terrazzo (e che Nicolò stava iniziando a trascurare) proponendo uno spazio differente: uno spazio simbolico.
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a fronte delle porta finestra della cucina, Nicolò ha ora il suo spazio per cucinare.
abbiamo riutilizzato il tavolino del salotto come nuovo piano di gioco.
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a fianco di questo nuovo spazio ha preso piede un’ulteriore novità.
siccome Nicolò ama molto disegnare e spesso chiede di utilizzare le tempere abbiamo pensato di ridare vita al tavolino in legno pieghevole che avevamo e che al momento avevamo accantonato ritrovandone un nuovo utilizzo: un cavalletto da disegno.
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così pian piano stiamo iniziando a fare dei pensieri anche su questa proposta che a Nicolò è piaciuta tantissimo e che potrebbe migliorare arricchendosi ulteriormente.
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anche il salotto ha subito un cambiamento.
il merito va ad Alessandro ed alle sue ricerche su nuove prospettive e posture.
abbiamo infatti allestito il tappeto della sala con un tappeto in gomma (che abbiamo ricoperto con un telo che crei uno strato anti sudore) e con giochi morbidi e musicali per Alessandro.
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uno spazio che ci ritroviamo vivere molto la sera, nel dopocena, quando ci rilassiamo tutti insieme guardando un cartone animato e preparandoci per andare a letto.
insomma la nostra casa è un continuo cantiere così come le nostre idee.
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#sonounamammanonsonounasanta: hit list delle trasgressioni che noi genitori ci concederemmo (e che mai vorremmo ammettere)

ammettiamolo, noi genitori non siamo certo una specie perfetta, tutt’altro.

siamo la razza vivente più fallibile di tutte.

la nostra esistenza certo non fluttua nel Mondo in odore di santità, anche se a volte ce la meriteremmo quell’aurea al profumo di rose e la coroncina di luce sopra la testa.

essere genitori è il mestiere più complesso sulla Terra e l’unico che non gode del privilegio di una degna formazione professionale: le ossa te le fai sul campo, punto.

eppure siamo tutti fatti di carne e la carne si sa, è debole.

ecco allora una hit list delle trasgressioni che qualsiasi di noi si concederebbe ma che forse mai ammetterebbe pubblicamente (o per lo meno davanti ai propri figli).

non stilerò una classifica in ordine di importanza, ma un elenco informale (lascio a voi la trasgressione di poter redarre la vostra)

  • andare in bagno e rimanerci per almeno 5 minuti filati.

ma che sensazione platonica è?

quasi io non riesco a ricordarlo, eppure passare un pò di tempo alla toilette senza avere qualcuno che costantemente entra a controllare cosa, come, dove e perchè si è lì è davvero una trasgressione comune a tanti, se non a tutti.

eh si perchè poi se entra il bambino subentrano con lui tutte le possibilità del caso: occhi puntati verso di te, che cercano di capire cosa stai facendo e che perlustrano tutta la tua zona intima senza trattenersi dal commentare (chi con le parole, chi con uno sguardo pungente) la tua impossibilità di farti una ceretta veloce (e mi limito a questo).

  • concedersi un bagno lunghissimo o una doccia in tutta pace

c’è bisogno di aggiungere altro? direi di no…

  • riuscire a prepararsi con calma davanti allo specchio.

che bellezza riuscire a prepararsi per uscire senza la fretta di chi ci aspetta sulla soglia della porta.

perchè generalmente la regola vuole: preparare i bambini, sistemare la cucina, caricare la lavastoviglie, programmare il lavaggio della lavatrice, riempire la ciotola del cane o del gatto, sistemare i letti, chiudere le finestre, controllare che i bambini siano ancora vestiti e possibilmente puliti, vestirsi velocemente per non perdere l’attimo.

carpe diem!

il tuo turno non arriva mai e se arriva gli altri membri della famiglia sono già sulle scale pronti a scendere e tu, con lo spazzolino tra i denti, devi trovare il modo di urlare loro “non scendete, non siamo ancora tutti pronti, manco io!” con il dentifricio che cola e sembri un mostro bavoso (che è un miracolo se non ti sporchi i vestiti).

credo che la prima volta che riuscirò a prepararmi degnamente ed in tempi ragionevoli per un essere umano, non partirà la macchina e saremo costretti a rimanere a casa.

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  • uscire finalmente soli, in coppia, o con gli amici.

ah, bei tempi!

riuscire a ricordarsi di essere una coppia oltre che una famiglia è ancora più complesso, ma sono altre questioni.

che sia una pizza, una serata al cinema, un caffè, una gita in motocicletta, una serata a teatro per godersi un balletto di classica (o magari un weekend) poco importa.

questa trasgressione nasconde una ben più pregiata possibilità al suo interno:

  • riuscire a conversare liberamente

senza interruzioni, scegliendo un argomento da adulti, parlando a getto, tipo radio ma finalmente ad un livello diverso (e magari lasciarsi scappare un’imprecazione tra le righe).

a volte ci penso, ma poi mi dico “ma dove voglio andare io…?!” che l’unica volta che siamo usciti senza Nicolò abbiamo parlato di lui tutta la sera!

  • scegliere una portata al ristorante seguendo i propri gusti.

eh già, perchè quando c’è un bambino ecco che la domanda principale nelle uscite è: cosa gli facciamo mangiare?

ed allora parte la conta a chi deve sacrificare il proprio gusto per smezzare il proprio piatto con quello del nano (che se tutto va bene assaggia un pò da mamma e papà e da tutti i commensali, in sostanza l’unico che riesce a cenare davvero).

  • uscire di casa portandosi solo una piccola pochette

giusto che ci entrino solo portafogli e cellulare, nient’altro (beh magari le chiavi di casa almeno).

pannolini, cambio vestiti, salviettine, crackers e acqua per una volta possono rimanere a casa nella borsa di tutti i giorni (che alla fine è un vero e proprio bagaglio a mano).

credo che i limiti di peso negli aeroporti per i bagagli li abbiano creati per noi mamme e papà!

  • concedersi un aperitivo al rientro dal lavoro.

nessuno pretende di accomodarsi al tavolino di un’enoteca e sbaffarsi a scrocco il buffet ed un litro di vino, ma anche un semplice aperitivo, sul balcone, con birretta e patatine diventa una vera e propria impresa.

se c’è di mezzo un nano garantito che le patatine le vedrete solo da lontano ed il vostro aperitivo si interromperà mille e mille volte.

  • passare una giornata senza pensieri

una vera e propria utopia più che trasgressione.

vivere anche solo una giornata senza preoccuparsi se il bambino ha mangiato, se ha freddo o se ha caldo, se ha fatto la cacca (quanta? quando? e com’era?), se ha sonno (una manna dal cielo!) o se ha dormito abbastanza, se sta bene.

e se è già cresciuto?

la fola non cambia: è con gli amici? a che ora rientrerà? ecc… ecc…perchè non c’è un’età che ci rende immuni alla preoccupazione, anzi, non c’è proprio differenza tra genitore e genitore (solo ora da mamma capisco perchè la mia non dormiva la notte fino a che tutti non eravamo sotto le coperte).

  • riuscire a rimanere seduti a tavola per più di dieci minuti senza alzarsi quelle duemila volte prima che la forchetta riesca a toccare il piatto.

e su questo non c’è bisogno di dilungarsi eccessivamente direi.

  • pranzare sul divano con una vaschetta di gelato davanti alla tv

personalmente credo non ci sia niente di più gudurioso ed anticonformista di una pausa gelato mentre i bambini dormono (nonostante in casa sia previsto da regolamento il divieto assoluto di consumare cibi o bevande sul divano e sul tappeto).

esiste qualcosa di più trasgressivo, e comune allos tesso tempo, che infrangere le proprie regole?!

della serie: “fate quel che dico, non fate quel che faccio”

  • riuscire a finire quel capitolo del libro iniziato dieci volte ed interrotte altrettante

secondo mia mamma, e tutto l’ordine di genitori amanti dalla lettura, questa è la trasgressione “più” (se poi tutto ciò lo si contestualizza sotto ad un ombrellone davanti al mare…).

insomma più o meno come me con queste righe, che scrivo, interrompo e riscrivo da almeno una ventina di giorni tra un pianto, un cambio di pannolino, un biberon di latte, una doccia veloce e qualche ora di sonno sparsa.

  • coltivare una passione, un passatempo.

perchè quando si diventa genitori anche riuscire a  diventa una trasgressione.

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e poco importa se sia andare in palestra, costruire modellini, leggere, scrivere, fare esercizi cardio (o camminare in solitaria senza passeggino al seguito), passare ore in sella alla bicicletta, riuscire a farlo ti rimanderà a quell’emozione che ti farà luccicare gli occhi, impalpabile.

a meno che tu non ti stia allenando per diventare un Iron man e riesca ad infilare il passatempo tra le ore che dovresti dormire ed il risveglio del grande capo, troverai abbastanza difficile conciliare le due cose: genitorialità e tempo libero.

  • poltrire sotto le lenzuola e svegliarsi tardissimo

probabilmente la maggior parte di voi e noi metterebbe al primissimo posto questa affermazione.

oziare fino a tardi senza tempi o orari prestabiliti, solo i propri e basta.

senza preoccuparsi di cosa cucinare a pranzo o di quale gioco giocare.

personalmente se potessi strofinare la lampada ed esprimere tre desideri, uno di questi sarebbe svegliarsi tardi, così tardi che è quasi ora di tornare a letto, invece da quando è nato Nicolò l’ora più tarda che ci siamo concessi (o meglio, che ci ha concesso lui) sono state le 08.45!

  • riordinare finalmente casa senza nessuno aggrappato alle gambe

ho mappato un pò il terreno e per tanti genitori che si concederebbero un tour de force di sonno, altrettanti approfitterebbero delle ore di solitudine per recuperare quelle faccende arretrate da mesi ma che si ridurranno inesorabilmente ad un cumulo, letteralmente parlando, di polvere al rientro della squadra .

  • godere di un silenzio irreale.

che suono ha il silenzio?

credo che nessuno di noi, da genitore, se lo ricordi.

una sensazione così spaesante per un genitore che io stessa nelle rare occasioni nelle quali mi sono ritrovata a casa sola ho finito per accendere la radio!

  • prendersi un pò di ore da spendere tra parrucchiera ed estetista.

che sia per cambiare look, per concedersi un massaggio rilassante o semplicemente quella ceretta che tuo figlio ti ha fatto notare quella volta in bagno e che non la smette di martellarti in testa, largo al relax assoluto!

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e magari tutto questo con i tuoi di tempi, senza dover correre per il cambio staffetta!

  • fare la spesa soli

e pensare che in alcuni momenti, quando avevo solo un figlio, pensavo che fare la spesa sola fosse qualcosa di veramente sovversivo.

oggi con due bambini non posso che riconfermarlo pienamente!

  • accettare un incarico di lavoro impegnativo.

eh si, pura verità.

accettare di rinunciare in parte alla scalata alla carriera può essere per alcuni davvero frustrante.

un bambino richiede inevitabilmente una devozione in termini di tempo e di impegno.

diventare genitori, mamma ad esempio, significa trovare il giusto compromesso tra lavoro e famiglia.

  • soffermarsi per negozi e comprare qualcosa per sè.

uscire da un negozio senza borse e borse di vestiti per il nano o la nana è davvero impossibile.

io mi impongo di trovare qualcosa adatto a me ma fallisco miserabilmente ogni volta.

che bello sarebbe passeggiare per vetrine senza sentire nessuno che fa del pressing (marito compreso!)

comunque ad oggi devo constatare che non fa eccessiva differenza il numero dei figli, l’età anagrafica o il sesso del genitore: ci sono trasgressioni che ci concederemmo ma non ammetteremmo mai pubblicamente e che magari una volta ci sembravano azioni così scontate da essere quasi banali (mentre ora potrebbero risultare quasi da sfigati agli occhi di chi non ha prole).

eppure con questo non significa che non amiamo i nostri pargoli o non vogliamo passare ventiquattrooresuventiquattrosettegiornisustettecinquantaduesettimaneallannoperalmenodiciottanni con loro.

ma io adesso quasi quasi, quelli che escono a comprare le sigarette e non tornano un pò inizio a capirli.

(a proposito, questa è la trasgressione top di mio marito, comprare le sigarette intendo, non scappare anche perchè è sempre rientrato a casa, finora almeno)

un doveroso ringraziamento a tutte le fantastiche donne, amiche e mamme, e quegli uomini indispensabili, compagni e padri che hanno contribuito alla stesura di questa hit list raccontandomi i loro più intimi desideri di trasgressione.

siamo una squadra di irriducibili hippy che attendono solo il loro Woodstock.

ma non oggi, oggi ho da fare.

 

 

 

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Penso che la composizione in fotografia sia molto simile al ritmo in musica.
Se si dispone di grande ritmo si ha anche un grande senso della composizione.
La composizione è un’eredità classica.
Cioè, come le cose si collocano nell’ ambiente, il loro posto e la loro grandezza, le relazioni tra gli oggetti e le persone, tra il fotografo e il suo soggetto, questi sono tutti elementi di un sentire classico.
Rodney Smith

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Pinterest è un mondo che mi si è aperto qualche anno fa.

da allora siamo inseparabili e trovo sempre tantissimi spunti ed idee per fotografare, ma anche qualche trucco per creare scenografie interessanti.

amo la fotografia e non ne faccio mistero.

da un pò di tempo mi sto avvicinando alla fotografia di cibi.

amo le luci, soprattutto scure ed amo come esaltano i colori e le forme.

le texture vissute,  materiali utilizzati per creare queste scenografie, li trovo assolutamente attraenti, così come i soggetti immortalati.

esplodono i colori, le forme si esaltano ed escono quasi dallo scatto.

a me sembra quasi di sentirne il profumo.

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il cibo è un soggetto quotidiano nella nostra vita e potrebbe sembrare bizzarro dedicare tanta attenzione a come fotografarlo.

la differenza tra uno scatto improvvisato a una torta di compleanno e una foto ragionata di un piatto è la stessa che c’é tra una foto del tuo gatto che dorme sul divano e da quella di una campagna pubblicitaria di cibo per gatti.

La fotografia di food si pone il fine di immortalare le pietanze suscitando però anche specifiche sensazioni nell’osservatore.

(tratto da Marketing Camp “10 comandamenti per fotografare il cibo”)

si potrebbe quasi pensare che, essere in grado di fotografare cibo, facia di noi fotografi in grado di catturare qualsiasi estemporanea.

non è affatto così, anzi.

la food photography si basa su una grande attenzione e cura dalla preparazione del contesto fotografico allo scatto.

ecco alcune regole fondamentali:

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IL CIBO

per una buona riuscita di una fotografia di food è fondamentale la scelta degli alimenti da fotografare.

primissima regola, gli alimenti è necessario che siano esteticamente belli.

molto spesso ciò non va a pari passo con il sapore o il gusto che effettivamente hanno nella realtà.

spesso la carne ed il pesce sono fotograficamente migliori da semi crudi piuttosto che come la ricetta vorrebbe.

35LA LUCE

la food photography ha una luce privilegiata: la luce soffusa.

per ottenere questa luce è necessario ricorrere alla luce da fonti naturali.

sembrerà strano ma per fare delle belle fotografie gastronomiche basta una finestra ben illuminata.
la luce soffusa inoltre viene solitamente posta dietro o di lato rispetto al soggetto per dare maggior naturalezza allo scatto.

IL SET FOTOGRAFICO

importantissimo non solo nella fotografia di food è il set fotografico, ovvero l’insieme di oggetti che aiutano il fotografo ad ambientare il piatto.

questi oggetti possono essere oggetti da tavola, come piatti bicchieri, posate, ecc; ma anche tessuti, fiori, nastri, piccole scatole ed oggetti della tradizione.

un’aspetto curioso è il fatto che tutti questi oggetti sono molto piccoli: molto spesso non si fotografa un risotto in una classica fondina, ma nei piatti da dolce; le torte che ammirate sulle riviste, raramente superano i 18 cm di diametro, nonostante la ricetta ne citi 26 cm.
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L’INQUADRATURA

per quanto riguarda l’inquadratura, fondamentale è l’angolo di ripresa.

esistono principalmente 3 diversi angoli di ripresa: la visuale da 0 a 15 gradi, la visuale a 45 gradi e quella aerea.

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visuale da 0 a 15 gradi

la visuale da 0 a 15 gradi esalta la verticalità del piatto e riprende nel fotogramma una grande parte dello sfondo che quindi richiederà particolare attenzione durante la composizione del set.

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visuale a 45 gradi

la visuale a 45 gradi è forse quella a cui siamo più abituati.

questa infatti è l’angolazione di ripresa più naturale perché simile a quella a cui ci approcciamo al cibo nella nostra quotidianità e dunque quella che ci risulta più gradevole spesso.

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visuale aerea

la visuale area esalta gli schemi e le scelte coreografiche nel piatto e nel contesto esaltandone la composizione come fosse un’opera d’arte.

personalmente è la modalità che talvolta preferisco.

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LO STILE

la fotografia di food deve cogliere un attimo, una sensazione, un gusto.

ogni scatto di food deve raccontare una storia, per questo è molto importante il set, la luce e l’inquadratura.

questi tre aspetti sono un po’ come le parole, se messi in ordine in maniera creativa e corretta, possono comporre un bellissimo romanzo.

LA COMPOSIZIONE

la composizione dello scagtto segue in generale la regola dei terzi di base della fotografia.

nelle fotografie di food è più usuale porre il piatto in primo piano, mettere a fuoco un dettaglio, una texture o un particolare ingrediente e sfocare lo sfondo.

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Ottimo quindi l’utilizzo di diaframmi molto aperti, da f 2.2 a f 1.4 che permettono proprio di ottenere questo effetto.

I PARAMETRI

esistono parametri fotografici più o meno indicati per ogni tipo di fotografia.

quando si parla di parametri si intende: tempi, profondità di campo e ISO.

8b52a2788509660ac86443746ffc200d.jpgper quanto riguarda gli iso ci comportiamo come per la normale fotografia e quindi utilizzeremo iso più alti con minore luminosità presente nell’ambiente in cui stiamo operando e uso più bassi con luminosità media-alta.
per quanto riguarda i tempi di scatto (utilizzando un cavalletto)possiamo utilizzarli per ottenere un grado di luminosità adeguato alla fotografia che stiamo scattando.
infine, la profondità di campo, risulta essere il parametro per eccellenza nella fotografia di food.

questo infatti aiuta chi guarda la fotografia a concentrarsi sul l’unico soggetto a fuoco, in questo caso il piatto o un particolare di esso.

ATTREZZATURE NECESSARIE

può sembrare che il cibo possa essere fotografato con qualsiasi cosa: da una compatta ad uno smartphone.

cd2d9f326ed5213b5591fdf92edd1a9c.jpgma la realtà è ben diversa, per poter realizzare fotografie professionali o semi professionali, non si può fare a meno di una macchina fotografica reflex ed un buon cavalletto.

il cavalletto inoltre è fondamentale in quanto la fotografia di food ha i caratteri della fotografia di studio; si studia il set, l’inquadratura e solo alla fine, dopo aver posizionato la fotocamera si prepara il piatto e lo si colloca nel posto stabilito sul set.

 

LA POST-PRODUZIONE

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questa lavorazione digitale successiva è fondamentale se si scatta in RAW, un po’ come con la fotografia analogica vi era la necessità di sviluppare i rullini in camera oscura, ora vanno sviluppati i RAW su un apposito software.

in fase di post-produzione è importante correggere il bilanciamento del bianco, la croccantezza della fotografia ed eliminare eventuali macchie.

SPERIMENTAZIONE

nella fotografia, come in tutte le arti manuali, è fondamentale la pratica e la sperimentazione.

si possono infatti leggere e rileggere libri e riviste sulla fotografia di food, ma non si imparerà mai quanto piuttosto mettendosi ai fornelli e poi dietro l’obiettivo.

fondamentale è infatti riuscire a seguire tutto il procedimento creativo e tecnico che si nasconde dietro uno scatto di food.

individuando lo stile della fotografia, trovando gli oggetti necessari all’ambientazione, decidendo l’inquadratura ed esercitandosi in diversi scatti, imparando quali parametri tecnici si rivelano più opportuni a seconda dello scopo.

fonti dal web

 

 

aggiornamento post parto [ 3 mesi ]

IMG_6248.JPGci siamo appena affacciati al terzo mese di Alessandro.

se da un lato mi sembra volato questo tempo insieme, dall’altro mi sembra di avere Alessandro con noi da una vita intera.

è incredibile come, in così poco tempo (che in realtà è una frazione di infinito se pensiamo a quante ore passiamo insieme) ci si possa conoscere così tanto.

I PRIMI TRE MESI DI ALESSANDRO

Alessandro fa grandissimi cambiamenti giorno dopo giorno, non solo dal punto di vista della fisionomia e della crescita fisica, ma proprio anche nelle interazioni con ciò che lo circonda.

è molto precoce rispetto a Nicolò alla sua età e questo, credo, lo si debba al fatto che assorbe molti degli stimoli che Nicolò rimanda.

inizia a fare dei versetti quando giochiamo o gli parliamo, quasi volesse risponderci e comunicare con noi ad un livello diverso.

è un bambino molto espressivo e dai grandi sorrisi e questo ci ricorda moltissimo di Nicolò.

da un paio di settimane ruota su se stesso passando dalla posizione supina a prona ed inizia ad interagire con alcuni sonagli e giochi che Nicolò ha “passato” a lui perchè più adatti ad un neonato che a un bambino grande e che furono, a loro volta, i suoi primissimi giocattoli.

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per quanto riguarda l’accrescimento Alessandro cresce al 90* percentile sia in altezza che peso e dunque questo capitolo non ci preoccupa minimamente!

il caldo afoso di questi giorni però ha infastidito molto anche lui: i risvegli la notte sono frequenti ed anche durante il giorno alterna brevi riposini a poppate veloci per saziare la sete che, come noi adulti, ha.

il rito dell’addormentamento è il momento nel quale Alessandro comunica chiaramente la sua stanchezza: inizia infatti portandosi le mani alle orecchie (un gesto che ha anche Nicolò e che aveva Nabile da piccolo a sua volta).

per addormentarsi poi vuole essere cullato o semplicemente sentire la mia mano sulla fronte.

è così da sempre e noi lo capiamo senza che intervengano parole altre.

per il resto ci conosciamo pian piano, giorno per giorno.

I PRIMI TRE MESI DI NICOLò

Nicolò continua ad essere molto affettuoso nei confronti di Alessandro e questo non può che essere per me e per noi entrambi motivo di grande orgoglio.

al mattino, al risveglio di entrambi, c’è il buongiorno e tutta una serie di coccole, bacini e bacetti prima di alzarsi dal letto.

non ho mai voluto costringere Nicolò ad abbracciare o baciare suo fratello, ho sempre pensato che fosse meglio per entrambi rispettare i loro tempi senza costrizioni esterne.

ma è invece Nicolò a cercare questo contatto fisico e noi non possiamo che assecondarlo.

in questo periodo a piccoli passi ci stiamo dirigendo verso lo “spannolinamento”, richiesta nata da Nicolò stesso ma che sta registrando un rallentamento che sto assecondando senza costrizioni.

arriverà questo momento quando Nicolò sarà pronto.

I MIEI PRIMI TRE MESI POST PARTO

in questi mesi non ho avuto molto tempo per riflettere su me stessa.

diciamo che il più delle volte arrivo a sera così esausta da crollare sul letto senza nemmeno capire chi e dove sono.

fisicamente sto continuando la mia sessione di allenamento ed ho integrato alla pressoterapia, una serie ciclica di sedute di radiofrequenza che stanno riportando la mia pelle al suo fisiologico aspetto.

attraverso infatti una serie di impulsi, l’acido jaluronico che produco (e che tutti fino ai 30 anni produciamo in grosse quantità) si ridistende e rinforza ritendendo la mia pelle ed annullando gradualmente quelle grinze (naturali) che avevo sull’addome.

perciò posso dire che a livello fisico sto accelerando i tempi di recupero!

in termini di energia mentale invece alle volte mi sento profondamente sfinita oltre che delusa dalla mia incapacità (apparente) di conciliare bambini, casa e lavoro.

in realtà mi rendo conto, con un’accenno di lucidità, che riesco con grande stupore di me stessa a far ruotare tutto affinchè ogni cosa abbia il giusto spazio.

però devo ammettere che questo mi costa, sotto tutti i piani, un notevole sforzo ed una grandissima abilità oltre che la dedizione a rinunciare quasi totalmente a se stessi per un altro scopo.

infatti spesso non riesco nemmeno a concedermi un oretta di riposo (non pretendo di sonno!) pomeridiano, perchè devo approfittare dei tempi di riposo dei bambini per concludere più cose possibili tra lavatrice, stiro, ecc..

insomma si arriva ad un livello nel quale ci si sente dei veri e propri automi e si ha la sensazione che chi si ha intorno non capisca tutto questo.

a volte infatti, no beh diciamo pure sempre, vedere la roba (e non solo quella dei bambini) lasciata in giro per casa senza motivo e senza attenzione mi manda letteralmente a pezzi.

ma probabilmente sono io che pretendo troppo.

in fin dei conti chiedo solo un pò di collaborazione ed aiuto nel rispetto della fatica che faccio ogni minuto della giornata.

passerà anche questa.

probabilmente quando rientrerò al lavoro ed uscirò da casa qualche ora avrò la capacità di vedere le cose in modo differente.

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al momento l’unico modo che ho è scrivere, almeno così posso sentirmi ancora in grado di avere “successo” in qualcosa che vada oltre la quotidianità e che appartiene solo a me.

una sorta di gratificazione personale per tutto il lavoro che faccio!