il mio riscatto: la nascita di Alessandro

ogni sera, di questo ultimo mese, mi sono coricata a letto domandandomi se fosse la serata buona.

quella dove la luna cambia e dove i bambini vengono al mondo.

ogni mattina mi sono svegliata rinnovando le mie domande.

e massaggiando quell’enorme pancia che da lì a poco avrebbe lasciato nascere il mio bambino.

domenica 10 aprile 2016 sono andata a letto carica di emozione.

l’indomani mattina mi avrebbero ricoverato, nel migliore dei casi mi avrebbero fatto l’induzione.

nel peggiore, sarebbe stato nuovamente un cesareo.

ho passato le ultime ore della sera a sistemare casa, a preparare la borsa per Nicolò che sarebbe rimasto a casa, a scrivere istruzioni di sopravvivenza per la nonna che si sarebbe occupata di lui, a ricontrollare la valigia milioni di volte.

ed a guardare Nicolò dormire, beato.

perchè da lì a poco avremmo passato qualche giornata separati, qualche serata solima in posti differenti, per la prima volta.

ancora mi si stringe la gola se ci penso.

l’ho guardato a lungo, accarezzandolo con le lacrime agli occhi, chiedendogli scusa perchè il nostro rapporto da lì a poco sarebbe cambiato per sempre, in positivo certamente, ma inesorabilmente diverso da tutto ciò che avevamo costruito in questi di e anni e che conoscevamo.

il nostro modo di abbracciarci, di stare sdraiati sul divano davanti ad un cartone animato, di giocare o parlare.

sarebbe cambiato tutto, per sempre.

la notte non ho dormito affatto bene.

la mattina mi sono svegliata di buon’ora emi sono concessa una lunga doccia calda prima di prepararmi al nuovo giorno.

Nicolò avrei sperato di salutarlo ancora dormiente, ed invece quando siamo usciti di casa era già sveglio e piangeva perchè io e papà ce ne stavamo andando.

non ho potuto fare altro che salutarlo ed andarmene con l’ennesimo nodo alla gola, che ho portato con me per tutta la giornata e che solo qualche ora più tardi, nell’intimità di una sala per il monitoraggio, sola con Nabile, sono riuscita a sfogare finalmente in un pianto silenzioso ma impetuoso al contempo.

ed ho pianto tutte le emozioni che avevo dentro, in un arcobaleno di sentimenti.

ne avevo davvero bisogno e finalmente mi sono lasciata andare.

la giornata del lunedì è stata la più lunga di tutte.

i medici hanno optato per alcune manovre di induzione e mentre lavoravano in equipe per far si che questo bambino nascesse come avevo tanto sperato, io mi arrendevo alla mia stanchezza ed alla mancanza di Nicolò mettendo da parte le mie aspettative pur di tornare a casa quanto prima.

lo ammetto, mi sono sentita di arrendermi.

ero lì con il corpo, ma non con la testa.

non riuscivo ad essere presente come dovevo per quel bambino che doveva nascere e che aveva bisogno invece di me e del mio incoraggiamento.

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l’ultimo scatto con la mia pancia

ho passato l’intera nottata in dormiveglia, con un occhio sempre aperto e parte del cervello vigile.

il martedì mattina alle 8.00 Nabile era ai piedi del mio letto, teso forse più di me.

era la giornata in cui tutto sarebbe inevitabilmente cambiato, in un modo o nell’altro.

alle 10.00 vengono a chiamarmi in camera: la ginecologa vuole visitarmi e decidere cosa fare.

ci avviamo verso la sala parto dove ci attende il nostro giudice senza sapere che da quella porta saremmo usciti solo qualche ora più tardi, in tre.

entro e mi accomodo sul lettino rassegnata al giudizio del medico, ed attendo la mia sentenza.

“proviamo a rompere il sacco” è ciò che viene deciso, ed io acconsento assaporando davanti a me l’idea che da lì a breve tutto sarebbe iniziato e tutto si sarebbe concluso.

e quando sento quelle acque calde scorrere mi dico che ormai non si torna più indietro: Nicolò è a casa al sicuro ed adesso questo bambino, questo Alessandro ha bisogno di me e non posso arrendermi adesso.

devo guidarlo verso la vita e devo accoglierlo.

passeranno meno di dure ore ed iniziano le contrazioni, dapprima ritmiche ma distanti, poi sempre più ravvicinate e forti.

erano le 15.00 circa quando l’ostetrica di turno mi dice che siamo a circa 5 cm.

entro allora in una specie di trance, sono lì con il corpo ma la mente lavora, parlo con Alessandro e cerco di tranquillizzarlo rassicurando me stesso al contempo.

chiudo gli occhi ed ascolto solo il mio respiro, le mie contrazioni e le mani di Nabile sulle spalle che mi ricordano di rilassarmi e di aprirmi a ciò che accade.

quando ho riaperto gli occhi eravamo a 8 cm, ed in un paio di contrazioni la dilatazione era completa.

“asseconda il tuo corpo” mi dice l’ostetrica, “se devi spingere spingi, lasciati guidare, fidati di te”, e lo faccio.

incredibile come possa ora raccontarvi tutto ciò con dovizia di dettagli vero?

eppure la lucidità, nonostante tutto, con la quale ho vissuto quei momenti all’apparenza di trance, sorprende anche me.

ho un chiaro ricordo di tutto ciò che è accaduto, dall’inizio alla fine.

sento delle spinte fortissime che non posso trattenere, ma solo assecondare.

ed ecco che sento, per la prima volta in vita mia, la vita che scivola.

ho sentito benissimo quella testa che scendeva verso la luce, cercando di nascere.

quando ho espresso questa sensazione mi è stato risposto “ci siamo, hai ragione la testa è già qua”.

non dimenticherò mai quelle parole, perchè se per l’ostetrica e la ginecologa erano un segnale che la nascita era ormai alla fine, per me erano il messaggio che stavo riuscendo ad avere il mio parto naturale.

e nel giro di poco la stanza si è riempita di gente: ostetriche, ginecologi, pediatra, tutti pronti ad assistere me, Nabile ed Alessandro nel nostro momento.

non so esattamente dire quanto tempo sia passato, ma le spinte sono state davvero poche e la testa è nata.

fa male? si naturalmente fa male, ma si sopravvive benissimo.

credo che il dolore del travaglio sia stato per me ben più forte di quello della nascita di per sè.

due spinte dopo Alessandro è vento al mondo.

è venuto al mondo in una sala parto con le pareti gialle e la luce soffusa, vicino alla sua mamma ed al suo papà, in una martedì di metà aprile con un sole caldo fuori e dentro.

e martedì 12 aprile 2016 alle ore 17.30 è nato Alessandro, il mio VBACchino!

3.725 kg di morbidezza e 52 cm di amore.

le prime parole che sono riuscita a dire sono state “ce l’abbiamo fatta, ci siamo riusciti” guardando Nabile ed i suoi occhi gonfi di lacrime e di gioia.

ed Alessandro ha pianto, riempiendosi i polmoni di aria e di vita.

e noi siamo rinati per la terza volta.

quando ho avuto quel fagotto tra le braccia sono rimasta affascinata da quegli occhi enormi che ci guardavano.

momenti che non dimenticherò mai, che non dimenticheremo mai.

e due ore dopo eccoci risalire lungo il corridoio con il nostro piccolo, mentre Nicolò ci raggiungeva con i nonni.

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benvenuto Alessandro

ci siamo riabbracciati con la stessa intensità della prima volta che ci siamo visti, la notte che è nato.

e poi ha voluto abbracciare il fratellino, colmo di orgoglio e di un sorriso meraviglioso che rimarrà nei ricordi migliori di chi c’era con noi quella sera, in camera.

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Nicolò (in una delle sue rare apparizioni sul web) stringe tra le braccia Alessandro per la prima volta

ed alla fine se ho avuto il mio riscatto, il mio parto naturale, devo riconoscere il merito a tantissime persone.

allo staff che attorno a me ha fatto in modo che il miracolo si compisse, non solo in sala parto, ma il questo percorso.

alla Dott.ssa Ronzoni dell’ospedale “E.Franchini” di Montecchio Emilia che ci ha accompagnato in questi mesi e che negli ultimi giorni ci ha preparati all’evento.

a Lorenza, amica ed ostetrica, che ci ha sempre dato grandissima fiducia e che mentre noi eravamo in travaglio, lei lo era a modo suo da casa nei pensieri.

ai ginecologi dell’ospedale “S.Maria Nuova” di Reggio Emilia che più di tutti hanno voluto crederci e provarci fino alla fine e che non hanno mai smesso di rassicurarmi e di manifestarci il loro orgoglio per questa vittoria.

alle ostetriche ed il personale tutto del reparto di ostetricia che ci ha accolto ed ascoltato durante la nostra degenza.

a Sonia, ostetrica, che ci ha accompagnato in quelle ore, che ha saputo attendere e rassicurarmi.

alla Dott.ssa De Ramundo che ha fortemente voluto questa nascita come l’abbiamo voluta noi.

ma soprattutto grazie a Nabile, perchè la sua presenza è stata fondamentale per me ed Alessandro.

alle sue lacrime di gioia, sincere, e che sono anche le mie lacrime.

e che in questi giorni si sta destreggiando a fare un pò da papà ed un pò da mamma per aiutarmi a rimettermi a pieno.

per poter rientrare nel pieno delle mie forze e fare la mamma bis al 100%!

ed un grazie a Ida e Sara che non hanno mai smesso di incoraggiarmi anche quando, quel lunedì sera, mi stavo arrendendo a tutto.

e l’ultimo grazie lo dedico a me.

perchè alla fine ce l’ho fatta e sono stata brava.

perchè nonostante tutto forse dentro non mi sono mai arresa davvero, ma ho guidato Alessandro verso le nostre braccia.

e perchè nella vita fa bene dirsi grazie ogni tanto, fa bene allo spirito ed al cuore ed io il cuore ce l’ho grande da morire adesso.