il diritto alla nascita

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poco tempo prima di entrare in sala parto

erano circa le 22.00 del 10 dicembre 2013 quando nell’intimità della sala parto dell’ospedale di Montecchio Emilia, tra candele profumate e luci soffuse, iniziavo a sentire dentro di me che Nicolò voleva nascere.

e io dovevo aiutarlo a venire alla luce.

un viaggio che avevamo fatto insieme e che dovevamo ultimare insieme.

ma bastarono pochi minuti perchè fu subito chiaro che le cose non stavano andando nel verso giusto.

non se lo fecero ripetere troppe volte Alessia, Lorenza e la Dott.ssa Salvatore, e quel cicalino che suonava all’attenuarsi di ogni contrazione richiamava un attenzione particolare.

ricordo bene la serietà professionale e la grande tranquillità con la quale mi annunciarono che era necessario intervenire in altro modo, perchè Nicolò era troppo stanco per affrontare quelle spinte.

ecco allora che mentre da un lato mi sentivo benedetta, perchè quel dolore sarebbe finito ed avrebbe lasciato spazio alla vita, dall’altro vedevo sfumare il mio grande progetto di un parto naturale incontaminato.

anche se non sempre le cose vanno come desideriamo o come avevamo in mente, credo che si debba essere lucidi del fatto che a volte altre strade sono migliori di quelle che avevamo pensato e che la necessità è dettata dall’evolvere del momento e non sempre per volere nostro.

ecco allora che alle 23.07 del 10 dicembre 2013 Nicolò veniva alla luce di una sala operatoria e riempiva i suoi polmoni di aria e di pianto.

non so descrivere cosa provai in quel momento, esattamente niente credo.

ne gioia ne dolore, niente.

come se stessi vivendo in una dimensione del tutto estranea anche a me stessa.

come se in quel momento io fossi lì ma solo con il corpo.

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la notte in cui nicolò venne al mondo

nei mesi mi sono rassegnata all’idea che fosse andata così, fino a quando non scoprii di aspettare un secondo bambino, quasi due anni dopo.

ed allora ho da subito dichiarato che ci avrei riprovato questa volta, fosse stata una lotta contro tutto e tutti, ma volevo il mio riscatto.

fortunatamente ho da subito trovato il consenso di chi avevo attorno a me: la mia famiglia, il mio compagno e soprattutto l’ospedale nel quale Nicolò era venuto al mondo.

carica di questa forte motivazione che la gente intorno a me rafforzava ogni giorno, ho intrapreso il mio viaggio verso il mio VBAC.

un viaggio che nel tempo mi ha ridato serenità, ha alimentato nuovamente la mia speranza e la mia positività.

fino al gennaio 2016.

da lì ho dovuto scontrarmi con tutto ciò che non fa parte della maternità e della nascita: i numeri.

perchè mentre il mio viaggio proseguiva dritto come un fuso qualcuno dall’alto decideva, che l’ospedale di Montecchio Emilia (che ha sempre avuto un grande riconoscimento territoriale in fatto di VBAC ottenuti con successo) non rientrasse più tra i servizi a disposizione dei parti di prova.

per farla breve, a Montecchio Emilia dal gennaio 2016 non si nasce più come si vuole o come si desidera, ma si nasce come si può o come si decide a priori.

perchè ho letto tanto scoraggiamento e tanta rabbia negli occhi di chi mi ha dovuto dare questa notizia.

perchè ricordo bene la Dott.ssa Ronzoni quando mi disse: “da adesso a Montecchio non è più possibile fare il parto di prova, purtroppo è necessario dirottarsi su Parma o su Reggio Emilia, non dipende da noi, ma dalla burocrazia, i protocolli sono cambiati e sebbene stiamo cercando di capire come rivalerci sulla cosa, al momento pare non ci sia altra scelta”.

in quel momento ho rivissuto il sentimento contrastante di quella sera in cui nacque Nicolò.

se da un lato non volevo rinunciare all’ambiente accogliente che ci aveva fatto nascere come famiglia, dall’altro non volevo rinunciare al mio desiderio di un parto non medicalizzato.

insomma fu una bella doccia fredda.

la burocrazia.

che strana cosa la burocrazia.

l’unica cosa che ha valore nella burocrazia sono i numeri, e poco importa se a Montecchio Emilia il 70% dei parti di prova avveniva con successo grazie ad un equipe medica, di ostetriche ed al personale tutto che ha sempre investito e lavorato duramente in tal direzione.

i numeri che contano sono altri per chi sta sopra.

sono i soldi che devono rientrare, sono i conti che devono quadrare.

ma allora io mi dico, i burocrati che stanno sopra e che decidono questo, hanno mai assistito ad una nascita?

hanno mai chiesto parere ad un ,medico, un ostetrica, un infermiera o un o.s.s.?

hanno mai chiesto ad una mamma ed un bambino un parere?

perchè chi vive quotidianamente la realtà dell’ostetricia non credo sia stato interpellato.

eppure così è stato deciso: i parti di prova richiedono un numero maggiore di investimento di forze lavoro e di denaro (la sala operatoria deve essere a disposizione in caso di complicanze che possono insorgere in percentuale maggiore rispetto ad un parto naturale spontaneo) oltre che di tempo e pertanto sono un costo che non si può continuare a sostenere.

come se un cesareo costasse meno, mi dico tra me e me, ma resta un obiezione mia.

e dunque io mi sento una penalizzata.

perchè non è dipeso da nessuno che il mio primo parto andasse a finire in un cesareo d’urgenza.

ma dipenderà da qualcuno come andrà il prossimo.

ci sono due sole possibilità: o provare con un VBAC ma scegliendo un ospedale più grande, più attrezzato e più “pronto” all’emergenza, o scegliere un cesareo programmato in cambio della garanzia di ritrovarmi nuovamente nel mio nido a Montecchio Emilia.

ho dovuto rifletterci bene prima di scegliere, non l’ho certo fatto a cuor leggero.

e devo ammettere anche che per un attimo mi sono sentita di arrendermi, perchè io a Montecchio Emilia mi sono sentita a casa, in tutti i sensi.

ho sentito sulla mia pelle la professionalità e la cortesia di uno staff che mi ha aiutato a diventare mamma un pochino alla volta.

che mi ha seguito con grande dedizione ed attenzione, oltre che cura, nei primi delicati momenti di conoscenza del mio bambino.

che mi ha coccolato e che mi è dispiaciuto non portare a casa con me nei giorni a seguire.

ed allora ho dovuto scegliere se per me era più importante il “come” o il “dove”.

e questo viaggio ora giunge al capolinea.

è cambiata la luna, ma di fatto nient’altro sembra essersi mosso.

alla fine a malincuore ho scelto un ospedale più grande, più attrezzato e più “pronto” all’emergenza ma dove non sono mai stata e dovei numeri parlano chiaro (Reggio Emilia 2.300 circa nascite annue – Montecchio Emilia 700 circa nascite annue) e mettono in chiara luce come anche il rapporto operatore-paziente sia inevitabilmente differente.

alla fine ho scelto di provare il mio parto naturale, consapevole che potrebbe ripresentarsi una situazione analoga alla precedente.

ma non mi sono voluta arrendere alla burocrazia che avrebbe scelto per me la strada più semplice: cesareo programmato e punto.

però lo faccio con un gran nodo alla gola, perchè come me credo che a tante altre mamme che non hanno avuto il loro parto spontaneo (per motivi differenti) si trovino a dover affrontare una scelta difficile e sofferta.

perchè se già aver avuto un cesareo mi ha fatto sentire “meno mamma” di tante altre donne, questa decisione amministrativa mi fa sentire nuovamente diversa.

si diversa!

diversa nel mio diritto di diventare madre, diversa nel diritto alla nascita di mio figlio.

perchè in un certo senso queste scartoffie e queste persone che lavorano con i numeri dietro un computer e non con le persone -face to face- hanno il potere di decidere da oggi anche “chi e come” sulla base di un “perchè” che potrebbe essere di oggi ma anche di un sempre.

ed allora mentre attendo che questo bambino decida da sè come venire al mondo sento l’esigenza di scrivere queste parole.

perchè da mamma e da donna voglio dire la mia.

perchè credo che il diritto alla nascita sia più importante dei numeri, e che le soluzioni possano essere altre.

basterebbe investire in modo differente le proprie risorse, assumendo personale in più ad esempio.

si parla tanto di disoccupazione, assumiamo allora!

offriamo posti nuovi di lavoro ed allo stesso tempo garantiamo un sevizio valido e sosteniamo il diritto alla nascita.

ormai per me il tempo è finito, ma per qualcuno sta per cominciare.

per qualcuno c’è ancora tempo.

non neghiamoglielo!

vorrei ringraziare tutto il personale del reparto ostetricia dell’ospedale “E. Franchini” di Montecchio Emilia che lavora con una passione ed una dedizione ammirevoli e che oggi si trovano immersi in questa situazione.

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nicolò la mattina successiva alla sua nascita

un grazie allo staff della sala operatoria che in quella tarda sera del 10 dicembre 2013 è dovuto correre in ospedale mentre magari si trovava a casa, sul proprio divano comodamente rilassato, per permettermi di abbracciare il mio piccolo Nicolò.

alla Dott.ssa Ronzoni ed alla Dott.ssa Salvatore che hanno affrontato l’emergenza del momento con calma e grande attenzione permettendomi di vivere serenamente quell’attimo.

a Morena, Alessia e Lorenza, le ostetriche che ci hanno accompagnato verso la nascita con parole dolci e di incoraggiamento, che mi hanno aiutato a trovare la mia forza e che non hanno mai smesso di credere nel miracolo della vita.

a tutto il personale che si è preso cura di noi in quei giorni e che ci ha guidato, ma anche a chi non c’era e non abbiamo conosciuto.

ai Dott. Volta e Capuano che si sono da subito occupati delle condizioni di Nicolò e che ci hanno accompagnato verso quello che sarebbe stato poi il nostro passo successivo: un intervento correttivo presso il maxillo facciale di Parma.

a tutti voi che ci avete seguito nel nostro breve passaggio all’ospedale di Montecchio Emilia un grazie di cuore.

siamo felici di aver rinnovato nuovamente la nostra scelta di riprendere con voi questo cammino in questa seconda gravidanza, anche se dovrà interrompersi un pò bruscamente, proprio ora che siamo alla fine.

con affetto, ammirazione e gratitudine

elizabeth, nabile, nicolò ed il piccolo nella pancia

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e ricominceremo da quattro

 

 

 

 

 

dare nuovo colore alla casa: aqua mood

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Il significato dell’azzurro, la simbologia dell’azzurro, la psicologia dell’azzurro, il colore azzurro nella società.
Il colore azzurro, nello spettro luminoso è posto tra il verde e l’indaco.
Ha una gamma di tonalità che va dal celeste al turchese.
E’ il colore che ci ricorda il cielo e il mare.
E’ il colore della Repubblica Italiana ed è usato in tutte le competizioni sportive delle rappresentative italiane.
I giocatori della nazionale italiana di calcio sono detti azzurri.
Il colore azzurro stimola il sonno e abbassa la pressione arteriosa.
Trasmette senso di pacatezza; fissandolo a lungo si produce un effetto di quiete.
Se abbiamo necessità di rilassarci, vestiamoci di azzurro.
Non vestiamoci con abiti di questo colore se stiamo in dieta perché rallenta il metabolismo.
Ricordiamo anche che il sangue dei reali è detto sangue blu.
Chi ama l’azzurro è leale, idealista, trasmette pacatezza, è riflessivo ed è delicato d’animo.
E’ inoltre un tipo flemmatico.
Si lega molto profondamente alle persone che ama.

non ho mai amato particolarmente i toni del celeste, lo ammetto.

ho pochissimi capi di abbigliamento in effetti di questo colore, forse perchè non me lo sono mai vista particolarmente bene addosso.

tendo più a scegliere un blu intenso, o un color petrolio in effetti.

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eppure spulciando sul web alla ricerca di questo colore per proseguire con questa rubrica, mi sono imbattuta in idee e sfumature davvero intriganti.

fresche, ariose e molto estive, le tonalità dell’azzurro e del celeste ricordano l’estate ed il mare.

le vacanze e la freschezza della brezza marina.

ecco allora che, se siete amanti di queste sfumature, potrete trovare delle interessanti idee d’arredamento.

accessori, complementi e nuance che tra loro creano una tavolozza elegante e fresca per la casa e per tutti gli ambienti.

vi lascio ad una gallery di scelte che ho trovato interessanti e che vorrei riproporvi.

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201623_idip14a_hs06_PH131561come dicevo, questo colore mi ricorda il mare e l’ariosità delle vacanze estive.

ecco allora che accostato al legno naturale, alla porosità e l’imperfezione di questo materiale, si crea una texture intrigante.

giocare poi su sfumature differenti e su gradazioni dello stesso colore diventa anche un modo divertente per dare movimento allo spazio e renderlo meno serioso.

ho trovato interessante questa proposta per il bagno: una vecchia scala a pioli e biancheria tono su tono.

uno stile che si sposa, a mio avviso, bene anche con un arredamento moderno e che crea un contrasto interessante, proprio come piacerebbe a me.

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bellissima anche questa tavola.

perchè a tavola rinunciare al colore?

ecco allora che alcune sedie ed alcuni pezzi danno colore anche al momento dei nostri pasti.

aa4171aca3d87514d0499da5e24df987se invece ci piace l’idea delle porcellane e vogliamo reinventarne una nuova identità ecco allora la proposta di una parete arredata.

tanti piatti e stoviglie tono su tono che impreziosiscono lo spazio e lo arredano, come una vera opera d’arte.

non è necessario che ci sia ordine nella composizione, nè tantomeno che le dimensioni siano uguali.

la bellezza di questa proposta sta proprio nel suo movimento dettato da diversi colori e grandezze sovrapposti.

insomma un interessante pezzo unico per la vostra casa.

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cosa ne dite di questo accostamento di colori?

dal celeste al rosa per finire al verde acido, ecco una proposta di ikea per dare luce al vostro salotto ad un budget davvero alla portata di tutti.

modi di dire sul colore blu:

Avere una fifa blu
Avere molta paura (fifa)

Avere il sangue blu
Essere nobili

Essere blu per il freddo                                                                                                                                    avere molto freddo